Lettera a me bambina - Estratto da “Ti stappo gli occhi” di Valeria Cipolli

Lettera a me bambina

E come potresti tu
restare a galla?
La mia anima
è liquida,
profonda
come una notte
bucata,
talvolta
anch’io ci annego.
Per paura di perdermi
mi stringo
così forte
da farmi male,
mi rinnego
e odo sanguinare.
Di me
ho così paura
e bisogno insieme
che mi somministro,
medicina il giorno,
e veleno prima di dormire.
Mi bevo e mi inghiotto
tutta un fiato
per non sentire
il sapore
del lutto originario
ormai versato.
Sgrana gli occhi l’amnesia.
Avrei dovuto ricordare prima
che ero mia madre.
Ti chiedo scusa
bambina mia,
mi inginocchio
e raccolgo adesso
i tuoi teneri frantumi.
Non dubitare più che io t’ami,
adesso posso abbracciarti,
adesso
che ho le mani.